Percorsi da riconquistare
Alcuni dati dal 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese
L’Italia investe in istruzione e formazione il 3,9% del Pil, contro una media europea del 4,7%.
Investono meno di noi solo Slovacchia (3,8%), Romania (3,7%), Bulgaria (3,4%) e Irlanda (3,3%). Tra il 2014 e il 2017 i laureati italiani di 30-34 anni sono passati dal 23,9% al 26,9%, ma nello stesso periodo la media Ue è salita dal 37,9% al 39,9%: ben 13 punti percentuali in più. Lo sottolinea il 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
Gli abbandoni precoci dei percorsi di istruzione nel 2017 riguardano il 14% dei giovani 18-24enni, contro una media Ue del 10,6%.
Nel 2016 il 41,5% degli italiani tra i 25 e i 64 anni aveva partecipato ad attività formative formali e non formali, con un aumento rispetto al 2011 di 5,9 punti percentuali. Il valore è più basso della media europea (45,1%) e lontano da Paesi Bassi (64,1%), Svezia (63,8%), Regno Unito (52,1%), Germania (52%) e Francia (51,3%).
Permane la differenza di genere: partecipa il 44% degli uomini di 25-64 anni contro il 39,1% delle donne. La partecipazione degrada con l’età, più lentamente fino alla fascia d’età 45-54 anni (41,8%), più bruscamente tra gli over 54 (33%). Il 75,4% di chi ha partecipato ad attività non formali ha preso parte ad attività correlate al lavoro (il 59% ad attività di iniziativa datoriale). Il 33,3% dei 25-64enni ha partecipato ad attività job-related, perlopiù promosse dal datore di lavoro (27,1%). Si contrappone uno zoccolo duro di 25-64enni (43,3%) che non ha partecipato ad attività formative formali e non vuole parteciparvi in futuro, cui si aggiunge il 16,2% di chi, pur avendo partecipato, ritiene conclusa la propria esperienza formativa.
Gli adulti italiani sono meno pro-attivi degli europei nel ricercare occasioni di apprendimento. Lo ha fatto il 14,3% dei 25-64enni, a fronte di una media europea del 21,9%.